Programma
Alessandro Scarlatti
Responsori per il Sabato Santo
I Notturno
- Sicut ovis
- Jerusalem surge
- Plange quasi virgo
II Notturno
- Recèssit pastor noster
- O vos omnes
- Ecce quòmodo mòritur justus
III Notturno
- Astitèrunt reges terrae
- Aestimàtus sum
- Sepùlto Dòmino
Esecutori:
Schola cantorum del Conservatorio di Como
Schola cantorum e Ensemble KOE, maestro del coro Satomi Hotta
Violini: Francesca Andreoni, Ludovico Matteo Carangi
Viola: Stefano Cattaneo, Violoncello: Alice Castracane
Organo e direzione: Antonio Eros Negri
Note di sala
A cura di Luca Fornasa
I Responsori della Settimana Santa fanno parte della liturgia che va dal Giovedì Santo alla Domenica di Pasqua, denominata Ufficio delle Tenebre. Questo nome deriva dal fatto che anticamente si svolgeva dopo la mezzanotte, ma non solo: oltre al buio della notte, veniva rievocata anche l’oscurità spirituale legata alla Passione di Cristo.
Il termine responsorio nella liturgia romana indica una antica forma salmodica, in cui un solista intona un versetto a cui segue la risposta del coro e dei fedeli; la celebrazione dell’Ufficio delle Tenebre prevedeva oltre ai canti responsoriali una serie di elementi drammaturgici e simbolici, tra cui il candelabro a quindici braccia chiamato Saettia – dal latino sagitta, (freccia, saetta) ad indicare la tipica forma triangolare – in cui venivano accese quindici candele, che rappresentavano rispettivamente gli undici apostoli, le tre Marie e Cristo. Durante la cerimonia venivano spente una ad una, ad eccezione di quella rappresentante Gesù Cristo, che veniva però nascosta alla vista dei fedeli, facendoli piombare in una simbolica e spirituale oscurità, in attesa della Resurrezione. Oltre a ciò, l’officiante percuoteva a terra un lungo bastone mentre la platea batteva le mani contro i banchetti di legno: era lo Strepitus, la rievocazione del terremoto che seguì la morte in croce di Gesù.
Al termine del rito l’unica candela ancora accesa, simbolo della luce di Cristo, destinato a trionfare sulla morte, veniva riposta nuovamente sul candelabro davanti all’altare.
I Responsori della Settimana Santa per quattro voci miste e basso continuo di Alessandro Scarlatti (1660 – 1725) videro la luce intorno all’anno 1708.
Scarlatti fu uno dei maggiori operisti italiani tra il XVII e il XVIII secolo, e la sua grande padronanza di questo genere la possiamo riscontrare nella retorica narrativa dei Responsori: la musica ripercorre le emozioni vissute da Gesù durante i dolorosi eventi della Passione, coniugando il linguaggio dell’epoca con le tradizioni musicali più antiche.
Il compositore utilizza infatti come prima nota di riferimento il Re, la cui relativa scala naturale eptafonica viene assegnata, secondo la tradizione, al I modo del canto liturgico medievale; da qui si attraversano tutti i gradi diatonici della scala (Re – Mi – Fa – Sol – La – Si – Do) in una simbolica scalata verso l’alto, metaforica rappresentazione del ritorno di Gesù dalla morte e la sua ascensione in cielo.
Dei Responsori della Settimana Santa attribuiti a Scarlatti esiste una sola copia, contenuta nel famoso manoscritto 443 dell’Accademia Filarmonica di Bologna, in cui sono rilegati insieme ai responsori anche alcune lamentazioni e undici mottetti riuniti nella generale dicitura di “Mottetti per la Quaresima”.