Programma e interpreti
Elisa Amadei, A’ vucchella
Gao Yuanchen, Segreto
Gao Purui, Aprile
Ma Luxiang, Luna d’estate
Hao Ruoyao, La mia canzone
Yu Chengpeng, Chitarrata abruzzese
Zhu Yinjie, Ideale
Li Mandi, Quattro canzoni d’Amaranta – Lasciami
Elisa Amadei, Quattro canzoni d’Amaranta – L’alba separa dalla luce l’ombra
Zeng Yuan, Quattro canzoni d’Amaranta – Invan preghi
Zhou Niman, Quattro canzoni d’Amaranta – Che dici, o parola del saggio
Elisa Amadei, Non t’amo più
Yue Mingyi, Penso!
Wu Changda, Tristezza
Gao Tongye, Vorrei
Hu Chunyi, L’ultima canzone
Wang Ruofan, Sogno
Inessa Flistovich pianoforte
Minha Lee
Testi e regia Stefania Panighini
Note di sala
“Io sono al timone della barca, e non posso parlarti, ma in questa solitudine, così grande, così profonda – come il mare – come il mare – io ti parlo – e solo il pensiero di te mi fa vivere”.
(Eleonora Duse, in una lettera indirizzata a Gabriele D’Annunzio).
“La Divina” ed “Il Vate”. Da una parte un’acclamata attrice e musa di un poeta, dall’altra un affermato scrittore dal fascino seduttore. Il loro fu un rapporto tormentato, che alimentava continuamente le cronache mondane dell’epoca, una coppia sempre esposta al pubblico, sotto i riflettori. Un connubio artistico che diede la possibilità a ambo le parti di mettersi in luce, sostenendosi a vicenda. Non solo: la coppia Duse-D’Annunzio ebbe anche un forte impatto a livello culturale: fu la Duse a portare sulle scene i testi di D’Annunzio e a farli conoscere ad un pubblico più vasto.
Ma per quanto il loro fosse un rapporto, per così dire, “funzionale”, era pure possibile definirlo “amore”? Ci sono pervenute solo le lettere che l’attrice aveva indirizzato al suo amato, che lasciano intendere un sincero coinvolgimento emotivo. Le lettere di D’Annunzio indirizzate ad Eleonora Duse, purtroppo, sono andate perdute; ciò rende oltremodo difficile comprendere quanto l’uno avesse influenzato le parole dell’altra e viceversa: quanto erano sentite e sincere, quelle parole? Dove finisce la poesia ed inizia la realtà? Ci troviamo davanti al testo di un copione sapientemente organizzato o ad un afflato sentimentale sincero?
Almeno una parte delle risposte a tali interrogativi si evince dalle liriche dannunziane. Superstite immortale del sentimento che legava D’Annunzio alla Duse è la produzione lirica a lei dedicata nel corso degli anni: alcune tra le opere di maggiore rilievo evidenziano un esplicito riferimento all’attrice, alla sua personalità intrigante e talentuosa di donna e attrice straordinaria, come La pioggia nel pineto e Alcyone. Al contempo, la parola impressa sulla carta diventa suono per mano del compositore Francesco Paolo Tosti, grande musicista, noto soprattutto per essere stato l’autore di celebri romanze da salotto o da camera.
Sono testi dalla poetica decadente, completamente rivolta ai sensi, che ben si prestano a un lavoro di ricerca sul corpo, compiuto dagli allievi del Dipartimento di Canto e Teatro Musicale del Conservatorio di Como guidati da Stefania Panighini. I testi vengono analizzati e messi in relazione alla poesia, al canto, ma anche al loro valore semantico e fisiologico, in un’azione scenica di grande impatto visivo, perfettamente adesa al suggestivo spazio di Villa Imbonati.
Alcuni titoli molto noti, come alcune delle Canzoni d’Amaranta, ‘A Vucchella, L’ultimo bacio, Sogno, Luna d’estate, ed altre piccole perle da scoprire.