Programma
Dmitrij Dmitrievič Šostakovič (1906-1975)
Sonata per violoncello e pianoforte in re minore op. 40 (1934)
Allegro non troppo, Allegro, Largo, Allegro
Matilde Pesenti, violoncello
Gaia Luce Gervasini, pianoforte
*****
Quintetto per pianoforte e archi in sol minore op. 57 (1940)
Preludio – Lento poco più mosso – Lento
Fuga – Adagio
Scherzo – Allegretto
Intermezzo – Lento
Finale – Allegretto
Alice Cansirro Cortorillo, violino I
Daniele Rumi, violino II
Ludovico Matteo Carangi, viola
Matilde Pesenti, violoncello
Marina Adamoli, pianoforte
Dopo la pausa natalizia prosegue la stagione del Conservatorio di Musica “G. Verdi” di Como, “unannoinmusica23”, con l’appuntamento “C’era una volta l’est” domenica 22 gennaio 2023, ore 11, nella Sala Bianca del Teatro Sociale di Como. Protagonista del programma monografico dedicato a Dmitrij Dmitrievič Šostakovič è il Quintetto Novecento, composto da cinque talenti dell’Istituto lariano – Alice Cansirro Cortorillo, violino I; Daniele Rumi, violino II; Ludovico Matteo Carangi, viola; Matilde Pesenti, violoncello; Marina Adamoli, pianoforte. “C’era una volta l’est” rientra nel progetto “Camera con musica” dalla stagione 2022/23 del Teatro Sociale di Como, fra le maggiori realtà del circuito artistico internazionale.
Apre il concerto la Sonata per violoncello e pianoforte in re minore op. 40 del compositore sovietico, fra i primi lavori di musica da camera composti prima della II Guerra Mondiale ed eseguita per la prima volta a Mosca nel Natale 1934. Sin dal languoroso incipit dell’Allegro ma non troppo l’opera risente fortemente di quel lirismo di segno romantico tanto inviso al Partito Sovietico. La propaganda di regime privilegiava infatti il trionfalismo in musica, assai distante dalle sonorità della tradizione mitteleuropea. Lo stesso Šostakovic, eletto nel 1932 Presidente della Lega dei Compositori Sovietici, dovette tenere nascosta la propria produzione cameristica per non incorrere nella censura che lo avrebbe comunque colpito qualche anno più tardi.
Segue l’esecuzione del Quintetto per pianoforte e archi in sol minore op. 57, tra le composizioni più rappresentative dei nuovi principi di chiarezza e semplicità cui Šostakovic si ispira dopo lo sperimentalismo degli anni giovanili. L’equilibrio formale tra le parti, la purezza dell’impianto sonoro e la maturità dello sviluppo tematico raggiunta dal compositore, allora trentaquattrenne, decretarono l’immediato successo dell’opera, completata il 14 settembre 1940 su commissione del Quartetto Beethoven, tra i protagonisti della scena cameristica del blocco sovietico. Il Quintetto, presentato la prima volta il 23 novembre al Conservatorio di Mosca, al pianoforte lo stesso Šostakovic, registrò un tale successo di pubblico e critica da far vincere al compositore il Premio Stalin 1941, nonostante l’imbarazzo del Partito che considerava ancora la musica da camera un’attività borghese.