In Eventi passati

Concerto

In choro et organo. I suoni della Cattedrale. VII Edizione

«Pro servitio divino multiplicando»

I Salmi concertati a cinque voci di Carlo Donato Cossoni (Bologna, 1668)

28 Ottobre 2023 – 20:30

Chiesa di San Donnino, Como

Ingresso libero

Programma

Maurizio Cazzati, Sonata La Giralda
Carlo Donato Cossoni, Domine ad adiuvandum
Maurizio Cazzati, Sonata La Bentivoglia
Carlo Donato Cossoni, Dixit Dominus
Maurizio Cazzati, Sonata La Ferdinanda
Carlo Donato Cossoni, Confitebor tibi Domine
Maurizio Cazzati, Sonata La Varana
Carlo Donato Cossoni, Beatus vir
Maurizio Cazzati, Capriccio sopra sedici note

Gruppo vocale strumentale «Concentus Vocum»

Isabella Longo, violino barocco
Enrico Casazza, violino barocco
Franco Lazzari, chitarrone
Riccardo Marelli, violoncello barocco
Nicolò Gattoni, organo

Solisti

Kristina Bistriha, soprano
Valentina Ghirardani, soprano
Stefania Nevosi, soprano
Roberta Riccardi, soprano
Isabella Di Pietro, contralto
Angela Verallo, contralto
Francesco Albarelli, tenore
Luciano Grassi, tenore
Mauro Canali, basso
Fulvio Peletti, basso

Michelangelo Gabbrielli, direttore

Nel 2004 il Conservatorio «G. Verdi» di Como organizzava un convegno internazionale di studi sulla figura e l’opera di Carlo Donato Cossoni. Si trattava del primo convegno dedicato al musicista comasco i cui atti furono successivamente pubblicati per andare a costituire il primo, fondamentale studio su Cossoni. Molti e articolati furono gli interventi dei vari studiosi che intervennero alle giornate di studio. Fra questi quello di Jeffrey Kurtzman che incentrò la propria indagine sui Salmi concertati a cinque voci op. VI pubblicati a Bologna da Giacomo Monti nel 1668. Lo studioso statunitense, fra i più autorevoli in ambito internazionale riguardo la musica italiana del primo Barocco, così concludeva il suo intervento:

Accanto alla celebrata figura di Cazzati, Cossoni può dunque essere riconosciuto quale tipico rappresentante dello stile dei salmi vespertini degli ultimi trentacinque anni del secolo [si riferisce al secolo XVII]. Studi più dettagliati e una attenta valutazione delle sue opere potranno svilupparsi da un’adeguata restituzione editoriale, e da una maggiore frequentazione del repertorio da parte di complessi specializzati nella produzione seicentesca.

A distanza di quasi venti anni da quel convegno e da quell’intervento il concerto odierno intende realizzare in parte questo auspicio ed offrire così a quanti intendono approfondire la conoscenza della musica sacra del Seicento, in particolare quella italiana, un significativo contributo. Questo anche in concomitanza con la ricorrenza del quarto centenario della nascita del compositore comasco.

Carlo Donato Cossoni ebbe il suo primo incarico nel 1650 come organista in S. Fedele a Como. In un momento imprecisato, ma certamente nel 1666 o poco prima, egli è a Bologna: il suo nome rientra infatti nella lista dei prescelti chiamati a far parte dell’Accademia Filarmonica che proprio in quell’anno prende ufficialmente avvio e che diverrà da subito una fra le più prestigiose istituzioni musicali europee. A Bologna Cossoni ricoprì per diversi anni la carica di primo organista della cattedrale di S. Petronio fino a che nel 1675 lasciò la città emiliana. Nel 1684 vinse, non senza polemiche e sospetti che si trascinarono per un certo tempo, il posto di maestro di cappella del duomo di Milano – alcune sue musiche però erano già note a Milano nel 1671 e pare che egli facesse parte della cappella del principe Trivulzio –, ruolo che ricoprì fino al 1692, anno nel quale si trasferì definitivamente a Gravedona.

La raccolta dei Salmi concertati a cinque voci, di cui l’archivio del duomo di Como possiede l’unico esemplare completo che si conosca (altri due, mutili, si trovano rispettivamente al Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna e alla Biblioteka Jagiellonska di Cracovia), prevede un organico modulare: alle cinque parti di base (2 soprani, contralto, tenore e basso) Cossoni aggiunge, ad libitum, un coro di ripieno – pure a cinque voci –, un basso profondo, e un secondo continuo. Obbligati sono invece due violini. Si tratta quindi di un organico tipico del Barocco di mezzo nel quale l’eventuale coro di ripieno interviene appunto in funzione di ampliamento sonoro della compagine vocale principale, eventualmente anche con adeguata dislocazione spaziale in modo da enfatizzare e moltiplicare lo spettro sonoro. Coinvolti in questa possibile/auspicabile dislocazione potrebbero essere anche il basso profondo e il secondo continuo. La presenza di due violini obbligati in combinazione con il continuo – questo peraltro supporto imprescindibile di ogni forma musicale seicentesca – funziona da un lato quale ensemble concertante con la compagine vocale, dall’altro va inquadrata nel contesto più ampio del genere della sonata a tre che, sorto nel primi anni del Seicento – si incontrano in questi anni composizioni per due strumenti, in genere violini o cornetti, e continuo (ma anche con la presenza di un trombone), per lo più in raccolte per poche voci soliste e continuo – va via via affermandosi nel corso del secolo quale genere strumentale e formale a sé stante che sfocerà, nel modo più compiuto, nelle sonate corelliane. Dunque l’insieme coppia di violini e continuo costituisce nel Seicento sia un genere autonomo dal punto di vista formale che la cornice sonora di un contesto più ampio e sonoramente multiforme quale quello di raccolte vocali/strumentali. Ed è questo il caso dei Salmi concertati di Cossoni.

Della raccolta si offre in questa sede una selezione di brani: l’invitatorio Domine ad adiuvandum me e i salmi Dixit Dominus, Confitebor tibi Domine e Beatus vir. L’esecuzione avviene nella forma ridotta prevista comunque dallo stesso Cossoni, priva quindi delle componenti ad libitum. Tutti i brani sono stati trascritti da ex allievi del corso di Semiografia della musica antica per strumentisti del Conservatorio «G. Verdi di Como» tenuto dallo scrivente: Alessio Benedetti, Leonardo Maria Bussola ed Eleonora Molteni. Il lavoro ha comportato le necessarie integrazioni riguardanti in particolare l’apposizione delle alterazioni subintellectae, ossia di quelle alterazioni che pur non essendo scritte venivano applicate a seconda del contesto in base a regole ben precise condivise dai musicisti del tempo e il ripristino di porzioni di testo laddove nelle parti originali compaiono indicazioni convenzionali; oltre a ciò è stata operata la restituzione della corretta lezione laddove nei libri-parte originali compaiono singoli luoghi o passaggi palesemente errati o talvolta non poco problematici.

Il concetto di «concertato» che pervade la raccolta dei Salmi concertati di Cossoni si attua a più livelli: a un livello più esterno si situa il rapporto dialettico fra coro e strumenti; a un livello intermedio l’alternanza fra voci soliste e «tutti»; infine, a livello profondo, la presenza, in uno stesso brano e spesso in spazi ravvicinati, di metri diversi e indicazioni agogiche originali (scarne ma non per questo meno significative e vincolanti) che scandiscono su campate più o meno estese la successione degli episodi interni a ogni brano. Nei Salmi di Cossoni non prevale tanto l’attenzione e il rilievo per le singole immagini del testo – il fenomeno peraltro si riscontra in più luoghi dei quali è superfluo in questa sede darne sia pure pochi esempi – quanto il gusto tutto barocco per l’esaltazione sonora, la ricerca timbrica e coloristica, la strutturazione della composizione in zone di più alta densità sonora con altre nelle quali l’organico è rarefatto. Cossoni si rivela così un compositore proteso più alla ricerca e alla realizzazione di parametri sonori originali e avvincenti che un artefice di frasi tornite o di spunti tematici particolarmente pregnanti nel solco della grande tradizione polifonica e contrappuntistica; questi ultimi aspetti sono comunque presenti, sia ben chiaro, ma appaiono più piegati a una logica coloristica e volta ad ampi segmenti architettonici che si susseguono sempre nuovi in uno stesso brano che quali elementi fondanti, sul piano formale, la composizione stessa.

Le musiche di Maurizio Cazzati (1616 – 1678) sono tratte dalle Suonate a due violini Col suo Basso Continuo per l’Organo, & un altro à beneplacito per Tiorba, ò Violone […] op. 18, pubblicate dall’Erede del Bonacci a Bologna nel 1659. Chiamato nel 1657 alla carica di maestro di cappella in S. Petronio a Bologna Cazzati costituisce un anello fondamentale negli sviluppi della musica strumentale, particolarmente proprio per quanto riguarda il repertorio della sonata a tre. Ulteriori e significativi sviluppi saranno impressi a questo genere dal suo allievo Giovanni Battista Vitali, il quale porterà la sonata a tre a quella configurazione che verrà ripresa e definitivamente strutturata nell’opera di Arcangelo Corelli. Autore di opere e di oratori Cazzati dovette spesso scontrarsi con altri musicisti bolognesi. Fra i motivi di attrito anche il fatto che Cazzati non era bolognese ma proveniva da Luzzara, città allora facente parte del ducato di Mantova. Le critiche mossegli a più riprese, in particolare da Lorenzo Perti e Giulio Cesare Arresti, derivavano anche da motivi di gelosia dal momento che da subito Cazzati mise mano, con pieno successo, a una profonda riorganizzazione della cappella di S. Petronio aumentandone il numero dei musicisti in pianta stabile e degli aggiunti per le occasioni più solenni e determinando conseguentemente anche un aumento della qualità della compagine musicale petroniana. Forse però Cazzati dovette stancarsi dei continui ostacoli frappostigli e nel 1671 si trasferì a Mantova in qualità di maestro di cappella da camera della duchessa Isabella Gonzaga.

Pur nella essenzialità dell’organico a due violini e continuo, appunto – delle musiche dell’op. 18 la nitidezza e la vitalità di questi brani, nemmeno troppo estesi, emergono costantemente dalla dialettica interna data da cambi di metro e da combinazioni ritmiche avvincenti in un fluire melodico per il quale, se da un lato vengono esaltate le singole linee, dall’altro l’intreccio di queste dà luogo a successioni armoniche avvincenti, talvolta sorprendenti, sempre eleganti e mai ripetitive. Proprio la successione dei piani armonici a livello sia locale che più ampio è la matrice prima per la definizione formale di ogni brano.

Dall’op. 18 sono tratte le musiche eseguite nel concerto odierno: La Giralda (Sonata sesta), La Bentivoglia (Sonata decima), La Ferdinanda (Sonata prima), La Varana (Sonata seconda) e il Capriccio sopra sedici note. Se le sonate si strutturano in brevi movimenti, diversi per andamento e organizzazione metrica/ritmica, il capriccio unisce la varietas agogica, metrica e ritmica delle singole sezioni con la metodica ricorrenza di un motivo, esposto sempre al basso, basato appunto su sedici note. Il procedimento, non nuovo nella produzione strumentale di Cazzati, si collega a sua volta a procedimenti e a cicli di variazioni su cellule melodiche concentrate ed essenziali, tipiche di molta produzione strumentale – anche soltanto tastieristica – del Seicento.

Con l’esecuzione di parte dei Salmi concertati di Cossoni e di brani strumentali di Cazzati il concerto intende offrire un significativo spaccato della vita musicale seicentesca bolognese, in particolare per quanto riguarda la basilica di S. Petronio, centro spirituale ma anche rappresentativo di Bologna, nel quale operarono, oltre a Cossoni e a Cazzati, alcuni dei grandi protagonisti della musica barocca, non soltanto in riferimento alla produzione sacra, ma anche all’opera e alla musica strumentale con prestigiose e importanti ripercussioni a livello europeo.

Michelangelo Gabbrielli

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