Concerti in villa
I quartetti per archi di Beethoven
18 settembre, Cesano Maderno presso Cortile d’Onore di Palazzo Arese-Jacini – Cesano Maderno, ore 18
recupero del concerto del 24 luglio
Ludwig van BEETHOVEN (Bonn, 1770 – Wien, 1827)
Minuetto [senza Trio] in La b maggiore H. 33
Vivace assai – Scherzo, Allegro
Daniele Rumi, Noemi Pesenti, violino
Francesco Albarelli, viola
Matilde Pesenti, violoncello
dal Trio in Do minore op. 9 n. 3
Scherzo
Daniele Rumi, violino
Francesco Albarelli, viola
Matilde Pesenti, violoncello
Quartetto in Sol maggiore op. 18 n. 2
Allegro – Adagio cantabile – Scherzo, Allegro – Allegro molto quasi Presto
Daniele Rumi, Noemi Pesenti, violino
Francesco Albarelli, viola
Matilde Pesenti, violoncello
Nella storia della musica colta occidentale Ludwig van Beethoven rappresenta un momento di svolta, l’apertura verso una nuova stagione: il suo plasmare la forma e lo stesso lessico musicale secondo la propria necessità espressiva in un modo via via sempre più categorico, prima ancora della sua capacità di considerare se stesso come un libero artista, fanno di lui il primo musicista moderno. La produzione per quartetto d’archi accompagna l’intero percorso compositivo dell’autore, che si chiuderà proprio con l’ultimo grande ciclo di opere dedicate a questo genere, ed è esemplare del continuo lavoro di ricerca e di sperimentazione di nuovi equilibri sonori e formali operato da Beethoven.
Nel programma di questa sera vengono presentate opere del primo periodo (fine ‘700, inizio ‘800), tra cui un breve Minuetto senza Trio – rara gemma catalogata da Hess tra le produzioni giovanili senza numero d’opera – e un movimento, lo Scherzo, tratto dal Trio per archi in Do minore op.9 n.3, a rappresentazione del processo di avvicinamento alla scrittura per quartetto d’archi che Beethoven compie.
Il meraviglioso Quartetto op.18 n.2 è tratto dalla prima raccolta dedicata a questa formazione, pubblicata tra il 1800 e il 1801: elegante e perfetto nell’articolazione dei quattro canonici movimenti, è percorso da una sotterranea gioia di vivere: celata nel movimento di apertura sotto cerimoniose scalette e ritmi puntati che si palleggiano i quattro strumenti (da cui l’appellativo, non di pugno di Beethoven, di “Quartetto dei complimenti”), guizzante e inaspettata nell’episodio centrale dell’Adagio cantabile, virtuosisticamente governata nello Scherzo, finalmente esplode nell’inarrestabile finale.
Elena Ponzoni